MARE D'INVERNO

MARE D'INVERNO
Il meraviglioso "Castel Boccale" di Livorno

sabato 25 giugno 2011

TRATTO DA "IL RICHIAMO DEL SANGUE"...



Approfittai di un momento in cui la reception sembrava abbandonata a vita propria, per lasciare il denaro che dovevo, senza, ovviamente, attendere il resto! Non era una mancia. Solo che non potevo più aspettare oltre. In un biglietto, che avvolgeva il denaro, scrissi soltanto “Grazie di tutto, e a presto”.
Emersi da un’uscita di sicurezza, evitando qualsiasi possibile incontro ed eventuali sguardi indiscreti! Elisa avrebbe capito. Non gli avevo raccontato niente che la potesse mettere in pericolo.
Avevo visto, già dal giorno precedente, un uomo di notevole stazza, stravaccato su una panchina, con lo sguardo che in un modo o in un altro teneva sotto controllo l’albergo di Lorenzo.
E la cosa non mi piaceva per niente!
Dovevo sparire, anche se non mi fidavo di quel grassone che stava di posta in prossimità del luogo dove ero stato per alcune notti. Avrei voluto sapere quale sarebbe stata la sua prossima mossa, e temevo che non vedendomi uscire, si sarebbe rivolto a Lorenzo, senza usare maniere da lord. E la cosa non mi andava!
Se ci fosse stata Elisa, cosa sarebbe accaduto? Ci tenevo molto a quella ragazza! Decisi di approfittare subito della situazione. Mi sembrava propizia ad evitare futuri problemi.
Con le mie due borse, attraversai Via Italia senza dare nell’occhio, un centinaio di metri a lato dell’albergo, avvicinandomi ad un bar, ed osservando il grassone senza però esser visto, nascosto da un porta cartoline di una tabaccheria.
Seduto su una panchina con un quotidiano aperto sulle gambe, il grassone esaminava ogni movimento che avveniva in prossimità dell’albergo. Era evidente che fosse lì per qualcuno, e quel qualcuno non potevo che essere io!
Con passo lento ma deciso, mi diressi verso quell’uomo. Nella mano sinistra stringevo il manico del mio trolley, mentre la sacca la portavo a tracolla. La mano destra era rigorosamente libera, almeno per il momento. Sentivo il brecciolino scricchiolare sotto i miei passi.
Giunto in prossimità del grassone, mentre questo alzava il giornale per non farsi scorgere, appoggiai il trolley da una parte e lo chiamai:
“Mi scusi, mi saprebbe dire dove si trova la baracchina rossa?” dissi con il tono più sereno che riuscii a trovare.
“Certo, deve continuare………” abbassò il giornale, e quei secondi che gli ci vollero per rendersi conto di chi aveva di fronte, gli furono fatali.
Gli sparai due colpi in fronte, senza fare il minimo rumore. Riposi la pistola e sistemai il giornale sul volto del ciccione. Per un po’ a nessuno sarebbe venuto in mente che li sotto c’era un cadavere.
Adesso la famiglia Bini aveva un elemento in meno! Ed in pochi avrebbero pianto quell’assenza. Avrei voluto vedere la faccia di Carlo Bini, il boss, nel momento in cui sarebbe venuto a conoscenza della mancanza di uno dei suoi! Mi allontanai ridendo! Il livornese avrebbe avuto ben poco da ridere!
Avevo acceso le micce di una vera e propria guerra, ed io mi venivo a trovare tra due fuochi, anche se avevo una mezza idea di come volgere la situazione a mio favore.
I malavitosi romani da un lato, quelli livornesi dall’altro! (...)

Marzo 2011

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