MARE D'INVERNO

MARE D'INVERNO
Il meraviglioso "Castel Boccale" di Livorno

lunedì 20 giugno 2011

IL RICHIAMO DEL SANGUE

TRATTO DAL ROMANZO THRILLER

Jimmy stava con la famiglia Bini da parecchi anni. Quando era vivo il padre, l’ingegner Francesco, quel ragazzo secco come un chiodo, dall’aspetto macilento e fragile, era stato preso come apprendista muratore, anche se non sapeva un accidente di calce, mattoni, ponteggi e così via.
Francesco Bini, che aveva sempre mostrato di avere un gran cuore verso i più bisognosi, non aveva saputo dire di no ad una richiesta di lavoro da parte di un ragazzetto che sembrava aver bisogno, prima di tutto, di mangiare. Eppure Jimmy, piuttosto che mostrare riconoscenza a chi gli aveva voluto dare un lavoro e, quindi, uno stipendio, non aveva fatto altro che creare problemi. Spesso ubriaco sui ponteggi, violento con i compagni di lavoro, e qualche volta strafatto di cocaina.
In più di un’occasione, l’ingegnere, aveva dovuto sorbirsi le lamentele del capo cantiere, una persona di cui si fidava ciecamente e che lavorava per la sua azienda da quando erano entrambi ragazzini, e alla fine riusciva sempre a calmarlo, rassicurandolo sul fatto che le cose sarebbero cambiate.
Carlo Bini invece aveva pensato bene di tenersi da parte un personaggio del genere, in previsione di quello che avrebbe voluto fare con l’azienda, dopo la dipartita del padre.
Aveva deciso di coprire alcune delle stupidaggini compiute dal ragazzo, in modo da garantirsi la sua fedeltà, e di sfruttarla quando sarebbero iniziati i fuochi d’artificio.
Jimmy aveva gradito le attenzioni del figlio maggiore del suo capo. Riceveva denaro per piccoli lavoretti, ed in poco tempo aveva addirittura smesso di umiliarsi, come era solito dire, a fare il muratore. Per lui c’era un futuro ben più radioso rispetto a quello di stare intere giornate in mezzo alla calce e ai mattoni!
Era divenuto sprezzante anche con coloro che, sul posto di lavoro, nei momenti più difficili e duri, gli erano stati vicini, quasi come chi vuole proteggere un fratello più piccolo.
Adesso, quando gli capitava di dover passare nei cantieri, petto in fuori e sguardo sprezzante, non degnava neanche di un sguardo i vecchi operai, incanutiti precocemente tra la calce, le intemperie, le preoccupazioni e la salsedine.
Lo stavo studiando da un po’. Lo seguivo e lo incrociavo per strada. Lo osservavo quando usciva la mattina, quando andava a pranzo, quando andava a cena o a divertirsi la sera!
Ero sempre a quattro passi da lui.
Jimmy aveva delle abitudini piuttosto semplici e routinarie. Dopo alcuni giorni di pedinamento avrei saputo ritrovare Jimmy a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Mi stavo divertendo! Un po’ come il gatto fa’ con il topo, anche se il topo, in questo caso, non si era accorto di nulla, e non sembrava minimamente preoccupato di quello che stava accadendo al suo gruppo.
La cosa non mi faceva star tranquillo. Anche dopo aver eliminato alcuni elementi di quel gruppo, la cosa sembrava interessare a ben pochi. Era come se non fossero a conoscenza che, libero, in giro per la città labronica, girava un killer che sembrava proprio avercela con la famiglia Bini. Le questioni potevano essere due: l’incoscienza o una grande presunzione
Sapevo invece di un Carlo Bini molto teso. Gli avevo inviato quattro ingrandimenti fotografici con sopra scritto “ELIMINATO”. Erano le foto di Riccio, di Fernando Capece e dei due idioti del cantiere, Angelo Santini e Lello Merisi. Il boss era ben consapevole invece che, quelle quattro persone, rappresentavano solo un breve interludio all’inizio della vera e propria caccia alla lepre. E la lepre era lui!


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