MARE D'INVERNO

MARE D'INVERNO
Il meraviglioso "Castel Boccale" di Livorno

sabato 23 luglio 2011

MUCHO MOJO

UN NOIR DIVENUTO UN MITO
Joe R. Lansdale


Il più bel noir di Joe R. Lansdale
Un romanzo che non ti aspetti. Leggi Lansdale e sai il tipo di romanzo che puoi trovarti di fronte. Sempre piacevoli, intriganti, avvincenti. Due personaggi, almeno nella maggior parte dei suoi testi, Hap e Leonard, che non riesci a non amare, con tutte le loro contraddizioni.
"Mucho Mojo" di Lansdale potrebbe quasi essere considerato il "Sulla strada" di Kerouac. E anche se l'accostamento sembra impossibile ed irriverente (anche se non saprei dire per chi!), questo romanzo che ho appena finito di leggere ha veramente lasciato il segno.
Un'amicizia con la A maiuscola tra un bianco ed un negro (nel testo); un bianco eterosessuale, ormonalmente instabile, ed un negro omosessuale molto più tranquillo; due famiglie disastrate alle spalle; la capacità di vivere con quel poco che la vita riesce a proporgli; l'infinità capacità di infilarsi in qualsiasi casino abbia il coraggio di sfiorarli; la bontà di due persone genuine che vivono la propria vita, capaci di divenire delle belve se toccati negli affetti più cari.
"Mucho Mojo" affronta con grande sobrietà, pubblicato nel 1994, la questione del razzismo. In questo caso al contrario. Paesi neri dove i bianchi non sono ben accetti.
Riesce a parlare di un amore a dir poco impossibile tra una donna nera e un bianco, in un paese, il Texas, dove le lotte interraziali ancora vanno per la maggiore. E lo fa in maniera dolce, delicata, senza clamori, inutili in un contesto del genere.
Parla del dramma della droga, della povertà, di uomini senza scrupoli, senza distinzione di colore di pelle, ma anche di persone che sanno ancora amare il prossimo e che riescono a fidarsi degli altri.
E parla, in maniera antesignana, del dramma della pedofilia, di bambini seviziati ed uccisi e del ruolo che uomini di chiesa hanno in un contesto così drammatico.
Questo ed altro è "Mucho Mojo".
Amo questo scrittore e adoro Hap il bianco e Leonard il negro.

ORSO E OMERO...UNA STRANA COPPIA



Una piccola mansarda nel cuore della vecchia Garbatella era il luogo dove mi rifugiavo dalle pressioni del mondo. Un piccolo spazio preso in affitto da una vecchietta che abitava al piano terra, per la quale l’avere un uomo nel suo stabile la rendeva più sicura. In quel modo, era solita ripetere, era certa che ci fosse sempre qualcuno su cui poter contare, anche se solo in maniera ipotetica, dato che non stavo mai in casa, e quando c’ero, me ne stavo in assoluto silenzio.
Amavo la solitudine, quella fatta di riflessioni, di ricordi, di progetti spesso del tutto irrealizzabili, quella in cui non si cerca in nessun modo la compagnia di qualche simile per sfuggire ad una situazione di oppressione. Anche perché la mia solitudine non opprimeva affatto.
A dirla tutta, la gente mi dava fastidio!
Non mi piaceva stare nella confusione e difficilmente riuscivo a trovare una qualche chiacchierata almeno interessante.
Trovavo il mio prossimo banale, superficiale, ignorante, noioso, e, soprattutto, ipocrita. E sebbene odiassi trovarmi nella confusione, mi piaceva osservare le persone, guardare il loro modo di camminare, di gesticolare, le espressioni del volto. La mimica, quella che a differenza delle parole non riusciva ad ingannarti. Cercavo sempre di dare un senso a tutto ciò che vedevo, anche se spesso non era affatto facile. Chi si mascherava da persona seria, chi da affermato professionista, chi da padre e marito amorevole ed attento. C’era anche chi si fingeva distratto, e chi essendolo veramente, tentava di ostentare un’attenzione assolutamente fasulla.
Forse era più corretto dire che odiavo la gente e per questo non avevo amici, e tanto meno desideravo averne!
Non me n’era mai importato, e come spesso accade, le cose erano peggiorate con il tempo, sempre più chiuso in me stesso.
Non avevo più fiducia negli esseri umani. Ero convinto di aver sofferto abbastanza, e che era giunto il momento in cui fossi io a portare il dolore nelle case della gente, di persone che magari neanche conoscevo, e che avrei visto una sola volta, l’ultima da vivi.
Non provavo nessuna emozione, niente di niente, mentre in un passato oramai troppo lontano, ero capace di preoccuparmi di mille cose.
Adesso invece giocavo con la morte. La sfidavo costantemente. Ne sentivo la presenza al mio fianco in ogni momento delle mie lunghe giornate, alle volte così interminabili che io stesso avrei voluto darci un taglio.
Certe volte mi sembrava quasi di riuscire a parlare con la signora con la falce, ammantata di nero, come la tradizione cattolica voleva che la vedessimo. Eppure mi sentivo più forte di quell’angelo nero che mi avrebbe preso al sopraggiungere della mia ora. Ma fino a quel momento sarei stato io a tenere in scacco la morte stessa. Non mi avrebbe avuto fino alla fine dei giorni, dei miei giorni; e questo solo Dio poteva saperlo, sempre che esistesse, dato che io non sapevo più in cosa credere.
Dove abitavo, almeno per il momento, avevo tutto quello di cui avevo bisogno. Lo spazio era ridotto al minimo, ma a me andava bene così! Non avevo particolari necessità.
Un unico ambiente che rappresentava, anche se con un po’ di immaginazione, un soggiorno, con un angolo cottura posto sotto l’unica finestra che c’era in quello spazio, e che si affacciava su una stradina stretta a doppio senso, dove si incastravano costantemente le auto che marciavano in senso opposto! Il letto era leggermente rialzato rispetto al piano del soggiorno, e vi si accedeva grazie a due scalini, proprio sotto la tenue luce di una piccola specie di lucernario.
Nelle notti di primavera, quando non c’erano nuvole a rincorrersi nel cielo, ero completamente ammaliato dalla volta celeste e dall’immensità dell’universo. Era lì che doveva nascondersi quello che chiamavano Dio!
Stavo ore intere ad osservare le stelle, il loro chiarore in quella grandiosa e meravigliosa creazione. Alle volte avevo la forte sensazione di non essere completamente solo! Un intero universo per degli esseri, come quelli umani, era uno spreco a dir poco inaudito. E sebbene pensassi che questo “presunto” Dio lasciasse troppe cose alla libera scelta degli uomini, non potevo credere, visto anche il pessimo risultato, a noi esseri umani come unico popolo dell’intero universo.
A casa con me, con il beneplacito della proprietaria, c’era Omero. Un enorme gatto nero con due grandissimi occhi gialli, simili a due lampioni. Sembrava tutto tranne un felino, soprattutto nel comportamento.
Iperprotettivo, affettuoso come difficilmente si riesce a vedere in un gatto, amante della musica e della cucina messicana. Mangiava i tacos ed i burritos come fossero dei croccantini. E quando portavo a casa roba cinese, dovevo prendere anche dei gamberi per lui.
Lo chiamavo Omero, gatto sincero, unica creatura di cui mi fidassi ciecamente. Ero sicuro che non mi avrebbe mai tradito, nemmeno per una gatta!
La mattina miagolava vicino alla porta. Mi alzavo e gli aprivo, lasciando la catena agganciata, in modo tale che rimanesse uno spiraglio per consentirgli di rientrare. Era l’unico momento in cui me ne fregavo di tutte le accortezze che usavo per rimanere invisibile ad occhi troppo curiosi.
Non avevo la più pallida idea di cosa facesse il mio amico felino nei suoi vagabondaggi per il quartiere. Solo una volta lo avevo visto azzuffarsi, immagino per il possesso del territorio, con altri due gatti, uno tigrato e l’altro bianco pezzato. All’inizio volevo intervenire, e fermare quella lotta senza apparente esclusione di colpi. Avevo paura per l’incolumità di Omero! L’unico affetto che avevo! Ma non feci nemmeno in tempo ad avvicinarmi che gli altri due felini se ne erano andati a gambe levate, tutti arruffati e spelacchiati. Come mi vide, il mio Omero venne verso di me per raccogliere la sua dose di complimenti per un combattimento impari in cui era risultato, comunque, il più forte. Lo presi in braccio e me lo strinsi forte tra le braccia, accarezzandogli il testolone. Dovetti togliergli dalla bocca i peli degli altri due gatti.
Si lasciava fare qualsiasi cosa da me e soprattutto si faceva amare più semplicemente di un essere umano!

Tratto da "Il richiamo del sangue"

giovedì 21 luglio 2011

IL PRINCIPE DELLA NEBBIA

CARLOS RUIZ ZAFON
Un romanziere catalano


Dalla 4a di copertina:
"Corre l'anno 1943; nella casa in cui si è trasferita la famiglia Carver per sfuggire alla guerra, in un piccolo paesino sulle sponde dell'Atlantico, è avvenuta la morte accidentale dei precedenti inquilini. Accidentale? Il figlio dei Carver, Max, avverte una presenza minacciosa: le sue ricerche lo porteranno sino al "Principe della nebbia", figura diabolica e ipnotica: ora sinistro pagliaccio, ora serpente marino, ora impalpabile figura di nebbia che aleggia nei vicolo oscuri del paese. Un clima di inquietudine e di mistero avvolge il protagonista e il lettore."

Il romanzo thriller di Zafon che prediligo. Li ho letti tutti ad eccezione de "Le luci di settembre", anche se pronto nella mia biblioteca per essere sfogliato.
Un testo che mi ha coinvolto sin dall'inizio e che pian piano è riuscito ad inquietarmi, tanto da leggerlo in una serata. Pochi colpi di scena ma una storia capace di inchidarmi alla carta stampata. Avevo la costante impressione che ha Max stesse per accadere qualcosa di orribile, aggredito da qualcosa che appartiene a questo mondo ma che allo stesso tempo lo trascende. Le immagini del cimitero tra le nebbia dietro la casa dei Carver sono straordinarie per impatto emotivo e tensione.
La costante lotta tra il male, nelle sue multiformi espressioni ed il bene, rappresentato dall'innocenza di un bimbo, sono il cardine di un romanzo che si conclude con tante domande senza risposte, con dubbi e perplessità. Non ci poteva essere un finale più adeguato per un thriller ad alta tensione come questo.

mercoledì 20 luglio 2011

NON SOLO THRILLER...

JOE R. LANSDALE
"Devil Red"

Il primo romanzo che ho letto di Lansdale è stata una piacevole sorpresa. Un autore "sui generis". Uno scrittore di gialli e thriller che mescola con sapienza, fino ad ottenerne una miscela esplosiva, umorismo, questioni sociali, etica e valori che stanno pian piano scomparendo come l'amore familiare, l'amicizia, la tolleranza e la comprensione.
Leggere Lansdale significa entrare in un mondo particolare dove ogni canone narrativo del giallo/thriller viene completamente trasformato. E la cosa è tutt'altro che complessa o sgradevole.
Si tratta di testi accattivanti, intriganti, nei quali c'è sempre lo spazio per un sorriso, per una risata, per una riflessione. Ed i personaggi di molti di questi scritti, Hap e Leonard, sembrano indissolubilmente legati all'autore, alle volte quasi reali, per quanto le loro vite rispecchino un lato poco conosciuto della vita degli immensi Stati Uniti d'America.
Ci sono tratti dei romanzi di Lansdale commoventi, dove ci si sente toccati nel profondo di fronte all'amicizia, all'affetto, alla complicità, alla forza emotiva trascinante di due amici completamente differenti. Hap un bianco di discrete dimensioni fisiche, sempre senza un cent, alla ricerca perenne di sbarcare il lunario; Leonard, un nero dalla stazza imponente, bello e affascinante e omosessuale, capace di combinarle di tutti i colori ed avere al suo fianco il suo unico vero amico: Hap.
Adesso sto leggendo "Mucho Mojo" ed è veramente fantastico.

martedì 19 luglio 2011

IL TERRORE DALLE PROFONDITA' DELLE FORESTE AMAZZONICHE

RELIC
Douglas Preston & Lincoln Child


Come al solito il duo Preston - Child fa centro con un romanzo straordinario. Una storia incredibile, avvincente e, a tratti, agghiacciante. Lo scontro tra l'amore per la scienza portato all'estremo e la frequente avidità dell'uomo, in un contesto scientifico come quello dell'amazzonia prima, del Museo Nazionale di Storia Naturale di NY.
Un essere che emerge dalle nebbie di un lontanissimo passato, quasi 5/6 mila anni prima, avvolto nel mistero di antiche tradizioni e maledizioni. E che inizia a mietere vittime, in maniera atroce, anche nel mondo civilizzato, dove il tornaconto personale supera ogni possibile rischio o pericolo pubblico.
Mbwun è la rappresentazione delle nostre più profonde paure.
Relic è un thriller/horror che vale proprio la pena di leggere. E' nato anche il film da questo testo. Ma non ho idea di come possa essere. Il libro si legge in un soffio.

lunedì 18 luglio 2011

ALTA TENSIONE



GLI AUTORI CAPACI DI INCHIODARTI AL LIBRO



James Patterson

Douglas Preston & Lincoln Child

Sebastian Fitzek



Tra gli scrittori in grado di rendere difficile staccarsi dalle pagine di un romanzo, purtroppo non ho trovato, almeno finora, un autore italiano. Se escludo il Faletti degli albori, devo andare a cercare, soprattutto, nel vasto continente americano o oltre manica, tenendo in considerazione quanto di buono giunge dai paesi scandinavi.
Uno degli autori che prediligo è sicuramente James Patterson. Ha una produzione letteraria notevole e sebbene abbia letto solo alcuni libri, li trovo entusiasmanti, sia che si tratti di gialli o veri e propri thriller. Scrive in una maniera semplice e scorrevole e ha sempre delle storie entusiasmanti. In particolare mi piace la "saga" di Alex Cross, agente del Bureau.
Tra i tanti che leggo, alternandoli, in modo da riuscire ad ottenere il meglio da ciascun scritto, un posto particolare lo ricoprono Douglas Preston & Lincoln Child. Un duo eccezionale con romanzi thriller che spaziano nel genere giallo, al noir, fino all'horror. Alta tensione e ritmi da capogiro. Aloysius Pendergast rimane uno dei personaggi più interessanti e affascinanti del mondo thriller.
Da non dimenticare il meno noto Sebastian Fitzek, autore tedesco, capace di rapirti completamente con il suo "Il ladro di anime". Sicuramente uno psicothriller straordinario che ha ricevuto meno risalto e pubblicità di tanti altri pseudo colleghi che scrivono romanzi almeno di 2° o 3° livello.
Ci sono molti altri autori capaci di scuotere il lettore. La concentrazione di adrenalina sale e va a finire che prima delle due di notte non si riesce a mollare il libro.






venerdì 15 luglio 2011

ROMANZI THRILLER DI CASA NOSTRA

GIORGIO FALETTI

Sebbene abbia già scritto un post su quello che personalmente ritengo il miglior romanzo thriller di Faletti, desideravo avere un riscontro da parte di tutti coloro che hanno letto almeno un libro di questo autore nostrano.
Purtroppo il nostro paese non offre la possibilità di scegliere letture thriller. Gli autori di questo genere sono pochi, sebbene tutti particolarmente bravi. Oltre il qui "presente "Faletti", ricorderei, solo per fare pochi nomi, Camilleri, Lucarelli, De Cataldo, Carofiglio (anche se sono più che altro autori di gialli), e qualche altro meno noto.
E non è certo colpa della mancanza di talenti. La lobby editoriale impone delle regole impossibili allo sviluppo di una letteratura thriller/noir. L'autore deve pagare un contributo se vuole mettere il naso nel mondo editoriale, anche se poi, nella maggior parte dei casi, il naso gli rimane schiacciato contro i numerosi muri che gli vengono posti davanti. Nessuna meritocrazia. Vedere dei libri senza significato, scandalosamente scialbi e privi di logica sugli scaffali delle librerie o ti fa sorridere o incazzare come una bestia.
Comunque il mio intento è quello di chiedere agli appassionati di lettura, autori, scrittori e a chiunque altro, quale dei romanzi di Giorgio Faletti avete apprezzato di più e...se ne avete voglia, magari anche il perchè.
Posto le copertine dei libri.







CONTRIBUTO ECONOMICO DELL'AUTORE ESORDIENTE!

E' PUR SEMPRE UN PUNTO DI VISTA!
Riferimento web:


Volutamente non metto alcun commento a quanto è stato scritto...............


L'articolo è scritto da un noto editor e consulente editoriale di una grosa casa editrice oltre che "direttore" di vibrissebollettino.net, una delle realtà più utili in rete sul mondo dell'editoria e non solo. Dateci un'occhiata, c'è sempre molto da imparare.

 
Piccoli editori e distribuzione
Immaginiamo un libro - un'opera narrativa - che abbia 144 pagine e un prezzo di 14 euro. La domanda è: che fine fanno, questi 14 euro, dopo che il compratore li ha pagati?
Intanto: spesso il compratore non paga tutti i 14 euro. Tramite sconti abituali, tessere di fedeltà, promozioni eccetera, è abbastanza probabile - soprattutto se abita o fa gli acquisti in una grande città - che il compratore abbia uno sconto attorno all 10%. Quindi 1,4 euro vanno per così dire "dispersi".
La libreria avrà acquistato il libro con uno sconto, secondo il tipo e la dimensione delle libreria, tra il 30 e il 45%. Immaginiamo che il nostro libro non sia un tipico bestseller, che la libreria sia una normale libreria indipendente (o che il libro venga acquistato da una libreria di catena non nell'ambito di promozioni o acquisti centralizzati): lo sconto al libraio sarà del 30%. Il ricavo reale del libraio nella vendita sarà dunque del 20%.
Il distributore, cioè colui che preleva il libro dall'editore e lo fa arrivare al dettagliante, avrà prelevato il suo 15% (sempre, dico, in condizioni normali).
L'autore, questo soggetto indispensabile che tuttavia sembra, alla fin fine, essere quello che conta meno nell'economia della situazione, avrà intascato, o intascherà successivamente, la sua percentuale. Possiamo immaginare, come percentuale sostanzialmente standard, il 7%.
Bene. A questo punto, all'editore resta 100-[30+15+7]=48. Il 48% del prezzo di copertina costituisce il ricavo (il ricavo, non il guadagno) dell'editore.
Quanto costa stampare un libro di 144 pagine? Dipende dalla tiratura. Immaginiamo che il nostro editore sia un editore di piccola dimensione ma di grande ambizione; immaginiamo cioè che la tiratura sia modesta, ma sufficiente a far comparire qualche copia del libro in pressoché tutte le librerie "vere".
In Italia i negozi dove si vendono libri sono più di un migliaio, forse mille e cinquecento, forse addirittura duemila (contando anche le cartolibrerie, i negozi di libri recentemente comparsi negli atri delle sedi maggiori delle Poste Italiane, i supermercati, eccetera). Diciamo che il nostro editore avrà puntato a essere presente con un po' di copie nelle 250 (circa) librerie "che contano" (dal punto di vista commerciale), più un altro po' di copie (ma meno) nelle altre 150 librerie comunque "interessanti" (sempre da un punto di vista economico).
Allora facciamo due conti: 4 copie per ciascuna libreria "che conta"; 2 copie per ciascuna libreria "interessante"; in tutto, [4x250]+[2x150]= 1.300 copie distribuite nelle librerie. Un centinaio di copie sarà rimasto in casa editrice per gli omaggi a critici e giornalisti di cultura: e siamo a 1.400. Se ci sono 1.300 copie nelle librerie, una certa quantità (la "scorta") dovrà essercene anche nei depositi di zona del distributore. Si può stimare, a occhio, che la scorta possa essere un 20% del distribuito: 260 copie. Arriviamo quindi a 1.300+100+260= 1.660 copie di tiratura minima per il nostro libro.
Dunque, per un libro di 144 pagine il costo di una tiratura di circa 1.660 copie sarà, all'incirca, di un euro e mezzo a copia + IVA (valutazione decisamente ottimistica). Diciamo : un 11% del prezzo di copertina. Tolte anche le spese di stampa, all'editore resta dunque un ricavo di 48-11=37: il 37%.
Ora, le spese non finiscono qui. In copertina del libro c'è un'immagine. Questa immagine è stata acquistata. Quanto costa un'immagine? I prezzi sono assai svariati; diciamo che meno di 250 euro non si spendono: 0,15 euro a copia.
Quanto tempo di lavoro ha investito l'editore in quel libro? Questo è difficile da calcolare. Il lavoro di scouting, come si usa dire, ossia di "caccia all'autore da pubblicare", è indefinibile. Mettiamo che l'autore di quel libro sia stato conosciuto dall'editore quattro o cinque anni prima della pubblicazione del libro. Mettiamo che l'editore, nel corso degli anni, abbia mantenuti contatti con l'autore (durante tutto quel tempo, "potenziale autore"): leggendone testi, consigliandolo (o non consigliandolo: ci sono autori che hanno bisogno di consigli, e altri no), motivandolo (o non motivandolo: ci sono autori che hanno bisogno di motivazione, e altri no), magari favorendo la pubblicazione di qualche racconto in riviste o antologie di una qualche importanza; e/o, semplicemente, uscendoci a cena qualche volta, passando qualche pomeriggio a conversare. E' possibile misurare questo lavoro? Tutto è possibile, ma sarà difficile; anche perché [a] la persona che nella casa editrice fa il lavoro di scouting probabilmente non farà solo quello, ma si occuperà anche d'altro (edizione, promozione ecc.); sul "costo di scouting" dei libri pubblicati dovrebbe essere caricato anche il "costo di scouting" dei libri non pubblicati (succede ad esempio di seguire un potenziale autore per anni, e poi il potenziale autore finisce per non produrre nulla di pubblicabile; o di seguire un potenziale autore per anni, e vederlo poi all'ultimo momento preferire - ad esempio per ragioni economiche o di prestigio - un altro editore).
Per il lavoro di readazione - che l'editore di piccole dimensioni ma di grande ambizione tende a fare tutto all'interno, per garantire a sé e al compratore finale la qualità del lavoro stesso - si possono fare delle stime: ad esempio, possiamo stimare che, per un libro che non ponga particolari problemi, il lavoro di impaginazione, redazione, inserimento delle correzioni, controllo, ricerca dell'immagine per la copertina, scrittura dei paratesti (quarta di copertina, risvolto) eccetera eccetera, riempia circa 10 giornate lavorative (non continuative, perché le bozze vanno e vengono dalla redazione all'autore, e non tutte della stessa persona, perché il lavoro viene diviso e in parte - ad esempio la ricerca e discussione di immagini per la copertina, scrittura e discussione dei paratesti) - coinvolge più persone contemporaneamente.
Per il lavoro di ufficio stampa, la stima è più difficile; anche perché il lavoro di un ufficio stampa è in parte "di prima" (abbiamo un libro, lavoriamo perché i giornali ne parlino), ma è in buona parte anche "di rimessa" (si nota l'interesse della stampa per un certo tema e si procede a far sapere che su quel tema abbiamo pubblicato un libro; un libro il cui "ciclo di promozione" è ormai esaurito risveglia all'improvviso l'interesse di un critico o di un giornalista; ecc.). Un ufficio stampa di casa editrice si occupa contemporaneamente di più titoli, alcuni novità, altri recenti, altri di catalogo. Nel corso di una telefonata con un critico si può parlare di tre titoli diversi - o si può parlare di nessun titolo ma, ad esempio, delle "attuali tendenze della narrativa italiana", nella speranza di far notare al critico come la nostra produzione sia, rispetto alle "attuali tendenzde della narrativa italiana", particolarmente à la page; eccetera.
Ci sono poi le spese d'altra specie: un'azienda ha una sede, e paga affitto e bollette; ci sarà del personale amministrativo e di segreteria che non lavora specificamente a nessun libro ma il cui lavoro interessa, per una frazione, ciascun libro; ci sono tutte le spese "generali" che un'azienda ha, dalla remunerazione per chi ne è a capo (e il suo mestiere è: prendere decisioni) fino ai rifornimenti di sapone e carta igienica per il bagno.
La faccio corta e dico: tutte queste spese, dallo scouting alla redazione, dall'ufficio stampa all'affitto, dal dirigente alla carta igienica, incidono sul prezzo finale del libro per un 20%: circa; e avverto che questo 20% è, probabilmente, una sottostima.
Ed ecco che, finalmente, salta fuori quello che potrebbe essere, con tutte le cautele del caso, il "guadagno" dell'editore: 37-20=17. Il 17% del prezzo di copertina; ossia, per un libro il cui prezzo finale è di 14 euro, circa 2,40 euro.
Ma non è finita. Mettiamo che il nostro editore, essendo un editore piccolo ma ambizioso, riceva un certo interesse dalla stampa quotidiana e periodica. Mettiamo che il nostro editore venda, come tutti gli editori piccoli ma ambiziosi, assai più nelle città che nei paesi; e più nelle grandi città che nelle medie. Mettiamo dunque che il nostro editore venda una quota assai rispettabile dei suoi libri nelle librerie delle grandi catene. E mettiamo che le librerie delle grandi catene pretendano, come pretendono i fatto, sconti speciali.
Si fa presto: la catena di librerie pretende non il 30% di sconto sul prezzo finale, ma il 40%. Di questo 10% in più si farà forse carico il distributore? No (o, se sì, in quota minima); se ne fa carico l'editore. Ecco dunque che per le copie distribuite presso le grandi catene il "guadagno" dell'editore non sarà del 17%, ma del 10. Se le grandi catene assorbono il 30% circa della produzione dell'editore, allora il "gudagno" per copia dell'editore, sul totale, scenderà al 15%.
Ma, attenzione: i conti fatti finora (e per questo ho sempre messa la parola "guadagno" tra virgolette) funzionano se, e solo se, l'intera tiratura viene venduta. Mettiamo che al nostro libro le cose vadano abbastanza bene: e che le rese si aggirino attorno al fisiologico 20%. Se dal 20% delle copie distribuite non guadagnerò nulla (anzi, ci perderò qualcosa: perché il distributore mi metterà in conto le "spese di movimentazione della merce" o qualcosa del genere), il "mancato guadagno" relativo dovrà essere scalato dal "guadagno" sulle copie effettivamente vendute.
Inoltre: il denaro relativo alle copie effettivamente vendute, l'editore lo riceverà quando? Funziona così: l'editore, quando consegna al distributore le copie fresche di stampa, emette la relativa fattura: diciamo - siamo buoni - a 120 giorni. Il fornitore gira immediatamente le copie alle librerie e (le scorte) ai propri magazzini; emettendo fatture a 30 giorni alle librerie indipendenti e a 60 alle librerie delle grandi catene. Quando andrà in pagamento la fattura emessa dall'editore al distributore, presumibilmente ci saranno già state delle rese (è fisiologico) e ci saranno stati dei rifornimenti alle librerie (si spera); quindi il distributore pagherà all'editore: [importo della fattura]-[eventuali rese]+[eventuali forniture]; sempre che il sistema non sia diverso (ad esempio, alcuni distributori, quando ricevono le copie dall'editore, si fanno fare fatturazioni distinte per gruppi: a tot giorni per il lotto di copie destinate alle librerie indipendenti (e con sconto normale), a tot giorni per il lotto di copie destinato alle librerie di catena (con eventuali "sovrasconti"), a tot giorni per le copie di scorta. E naturalmente, per l'editore, anche quando abbia risorse proprie, "star fuori con i soldi" è un costo.
Bene. Non sto a farvi tutti i conti. Il risultato è che, se il libro va discretamente, cioè esaurisce la tiratura iniziale, il "guadagno" dell'editore è alla fine più o meno lo stesso dell'autore: il 7%.
Avrete notato che la parola "guadagno" è ancora tra virgolette.
Infatti, il "guadagno" dell'editore è il 7% se la previsione di vendita e il conseguente investimento complessivo sono esattamente calibrati sulla tiratura. Ma non è quasi mai così.
Il nostro libro da 144 pagine e 14 euro di prezzo finale genererà, alla fin fine, un volume d'affari di 14x1.560=21.840 euro (le 100 copie finite in omaggi ecc. ovviamente non si contano: e notate che non ho ancora tolto il fisiologico 20% di rese). Ora, per un libro del genere, l'investimento dell'editore si aggira (prendo questa cifra dalla mia esperienza) attorno ai 12.000 euro. Guardo il volume d'affari complessivo, e vedo che giustamente qegli 12.000 euro sono quasi esattamente il 55% di 21.840 euro, cioè il volume d'affari totale meno la quota di ricavo del sistema distributivo (30% libreria, 15% distributore). E questa, per l'appunto, è la questione finale: che il nostro libro da 14 euro a copia genererebbe effettivamente quel 7% di "guadagno" per l'editore se, e solo se, tutte le 1.560 copie stampate andassero vendute. Ma ci sono le rese, la cui consistenza "fisiologica" è del 20% (cioè: se va tutto bene, c'è il 20% di rese). E le rese si mangiano tutto il guadagno, e anche un po' del ricavo.
Attenzione: tutto il discorso fatto fin qui è puramente esemplificativo. Un discorso veramente analitico e veramente serio (cioè condotto sulla complessiva attività di una casa editrice) dovrebbe essere tutto un'altra cosa.

giovedì 14 luglio 2011

IL RITORNO DI ADAMSBERG

LA CAVALCATA DEI MORTI
FRED VARGAS
1° nelle classifiche di vendita Amazon € 6,30



Qualcuno ha bruciato vivo nella sua Mercedes un vecchio magnate della finanza e dell'industria. Forse è stato un ragazzo di banlieu, ma Adamsberg non ci crede. Ha bisogno di prendere tempo. Ed ecco gli arriva, dai boschi della Normandia, un omicidio che sembra scaturire dal medioevo. C'è un cadavere, sul sentiero dove da mille anni i prescelti vedono passare la Schiera furiosa. Ovvero la cavalcata dei morti, che trascinano con sé anche i vivi condannati a morire per i loro peccati. La giovane, luminosa Lina ha visto la Schiera. È solo una visionaria, o le foreste normanne celano segreti più spaventosi di una antica, cupa credenza?

UNO DEI PIU' ENTUSIASMANTI AUTORI DI THRILLER

PROFONDO BLU
JEFFERY DEAVER

Una donna è assassinata da Pathe, un hacker diabolico che l'ha adescata infiltrandosi nei file del suo computer. L'uomo ha infatti un programma che gli consente di entrare nella vita delle persone che conosce in rete, per poi attirarle nella sua trappola mortale. Vuole fare il numero più alto possibile di vittime, a partire dal capo dell'unità di polizia di Los Angeles che indaga sui crimini informatici. Per fermare questa follia omicida, il detective Frank Bishop decide di ricorrere a un altro hacker, detenuto per reati analoghi a quelli di Pathe. Inizia così una partita mortale fra l'hacker "buono" e il sadico killer...


Il mio primo romanzo thriller di questo autore. Ed il risultato conclusivo è stato più che soddisfacente. Un thriller ambientato nell'America degli hacker, dove non esistono segreti. Dove anche la più piccola questione personale può essere messa in mostra da chi risulta capace di violare una fittizzia "intimità telematica".
Siamo tutti sotto controllo. Ognuno di noi crede di essere al sicuro, senza rendersi conto di essere osservato, scrutato, sorvegliato ed ingannato. Chi c'è dall'altra parte della chat? Chi risponde alle mie mails? E quanto sanno sul mio conto?
Un romanzo affascinante, avvincente e inquietante su una realtà sempre più verosimile.
Deaver crea una storia veramente notevole, con la sua solita capacità narrativa

mercoledì 13 luglio 2011

UN THRILLER AVVINCENTE PASSATO IN SORDINA

ADAMO
Ted Dekker


Daniel Clark, profiler e agente speciale dell'FBI, lavora da oltre un anno al caso più difficile della sua vita: Eva. Un serial killer che uccide una donna al mese, a ogni luna nuova, secondo un allucinante rituale frutto di una mente estremamente lucida e organizzata, sconvolta da manie religiose. Le vittime non subiscono alcuna violenza, né fisica né sessuale; la morte subentra lentamente per una malattia sconosciuta dal decorso del tutto simile alla meningite. Ma chi è Eva? Nonostante l'accurato profilo tracciato da Daniel, per l'FBI la sua identità resta il più impenetrabile dei misteri. Poi una notte Eva cambia le carte in tavola, la vittima prescelta questa volta è un uomo. Eva vuole il suo primo Adamo, e sceglie Daniel. Per un breve, terribile istante, il profiler riesce a vedere il volto dell'assassino, poi uno sparo e il buio. Tecnicamente morto, come per miracolo Daniel viene rianimato. Al risveglio, però, non ricorda nulla della sparatoria, il volto di Eva si è inabissato nella sua mente e da quel momento la vita di Daniel diventa un vero inferno, scandito da feroci attacchi di panico, da incubi che non danno tregua e dal disperato desiderio di far riemergere dalle profondità del suo cervello le immagini di quella notte. Proprio quando l'agente è allo stremo delle forze, Eva compie la più sorprendente delle mosse, costringendo Daniel a rimettere in discussione le proprie convinzioni sulla vita e sulla morte, sul bene e sul male.

Un thriller agghiacciante ed avvincente dai particolari risvolti psicologici, in cui il confine tra la vita e la morte viene continuamente sfiorato.
Da leggere

martedì 12 luglio 2011

RENATO ZERO - PIU' SU


"PIU' SU"



Lo so che questa canzone non avrebbe niente a che vedere con uno spazio legato alla narrativa thriller. Ma come fare a non dire nemmeno due parole su questa poesia. Ed è sempre Renato. E' lui che riesce a farci sognare. E la fortuna di aver vissuto un periodo fantastico, dove la musica di Renato ci accompagnava nella vita di tutti i giorni, facendoci godere delle piccole cose. Quelle importanti. Quelle fondamentali. Un uomo di 42 anni che si rende conto, oggi, di quanto fossimo felici allora, con quello che avevamo a disposizione: un cinema e una pizza in compagnia; una spaghettata tra amici ed un bicchiere di vino.
Come sono cambiate le cose. Sarà che sono cresciuto o forse solo invecchiato...ma certe cose mi mancano.
Grazie Renato!
Ciao nì...

UNO STREPITOSO ESORDIO: GIORGIO FALETTI - 2002

IO UCCIDO

Quando ho comperato questo romanzo, sebbene il titolo fosse particolarmente accattivante, non mi aspettavo niente di particolare. Il ricordo di un Faletti a "Drive in" e dei suoi personaggi pseudo comici, non facevano pensare ad un libro di un qualche valore.
Per fortuna capita che ci si possa sbagliare sul conto delle persone, soprattutto quando si prova a giudicarle a priori.
Il thriller "Io uccido" è stato un fantastico esordio per Faletti e per tutti gli amanti del genere. Un libro che non ti aspetti. Un autore che scopri con grande soddisfazione, tanto da leggere tutti i suoi romanzi.
Ma "Io uccido" rimane, a mio avviso, il più bel thriller che l'autore abbia scritto finora. Una storia apparentemente semplice che si svolge con continui capovolgimenti di fronte, colpi di scena, un ritmo incalzante. Il lettore rimane con il fiato sospeso dalla prima all'ultima pagina. Un finale che ti colpisce come un maglio e che si aggroviglia tra i pensieri. Un romanzo cruento nella parte vera e propria del thriller, ma che risulta necessaria per dare peso ad un testo che colpisce il lettore nelle più svariate maniere.
Azzeccatissima l'ambientazione monegasca.
Un grandissimo Faletti. Uno dei migliori romanzi thriller italiani!

lunedì 11 luglio 2011

UN'AVVENTURA NELLA LETTERATURA THRILLER

UN ROMANZO D'ESORDIO


Uno dei miei più grandi sogni era proprio quello di vedermi pubblicare un libro. Ma il sogno non si è completamente realizzato, dato che il mio romanzo non è ancora presente ngli scaffali di molte librerie.
Se da una parte la storia che mi sono inventato mi piacesse, la risposta dei lettori non potevo certo prevederla. Ed è stata una bella sorpresa sentirmi dire, da coloro che hanno letto il mio romanzo, che gli era piaciuto.
Per crescere fanno benissimo anche le critiche negative e quando arriveranno le accetterò con gratitudine. Magari il prossimo romanzo potrà essere migliore, forse!
Però la situazione era, da un certo punto di vista, a mio favore. Ho già un lavoro e con quello vivo e mantengo la mia famiglia. Il desiderio assoluto di pubblicare il mio libro non era così poco obiettivo da accettare le offerte di finte case editrici che sfruttano il desiderio, sano ma ossessivo, di giovani autori che vorrebbero "sfondare" nel campo editoriale. Proposte lusinganti che dovevano fare da contraltare a contributi esosi da parte degli autori.
Ci sono tante case editrici vere che, selettive al punto giusto, pubblicano testi meritevoli senza chieder un centesimo all'autore esordiente che, già di per se di denaro ne ha ben poco.
Indebitarsi per pubblicare? Assolutamente no! Oltre a tante copisterie ci sono delle Case editrici che seguono l'autore dalla pubblicazione alla capillare pubblicizzazione
Nei prossimi post magari si potrà parlare di alcune società editoriali che valutano gli esordienti con la massima serietà professionale e che se decidono di pubblicare, lo fanno, investendo nell'autore.
C'è ancora qualcuno che tiene in debita considerazione chi scrive!

domenica 10 luglio 2011

ANDY McNAB...un autore in incognito

LO STERMINATORE



Una nuova avventura di Nick StoneNick Stone sta cercando di rimettere insieme i pezzi della sua vita. Dopo anni di servizio nel SAS inglese, e innumerevoli ferite nel corpo e nello spirito, sembra aver trovato, nella sfolgorante natura australiana e nell'amore di Silky, una nuova prospettiva alla sua esistenza.Ma quando Charlie, un vecchio compagno d'armi, sparisce per imbarcarsi in una folle avventura nella Georgia stravolta da un feroce capo terrorista, ricordi a lungo messi a tacere si risvegliano. Nick sa che non ha scelta: deve rischiare tutto per saldare un debito di amicizia e riportare l'amico a casa sano e salvo.Questo era il giuramento degli uomini del SAS e Stone sente ancora il peso dell'onore. Nel Caucaso lo aspettano sorprese che non avrebbe mai immaginato... Un lavoretto semplice si rivela una trappola mortale e Nick si ritrova catapultato una volta ancora in quel mondo torbido e clandestino che pensava di essersi lasciato definitivamente alle spalle - un mondo nella morsa di nemici senza nome, che si muovono nell'ombra e segretamente cospirano nelle stanze del potere...

Un commento personale
Un romanzo che promette molto più di quanto in realtà riesce a dare al lettore. Una spies story non all'altezza delle aspettative, dove una trama lenta e fin troppo dettagliata nei particolari, rende la lettura alle volte noiosa. Molte sigle spesso di difficile comprensione fino all'ultima pagina.
Una storia di complotti internazionali dove il personaggio principale fa mostra di una morale piuttosto superficiale, affrontando il nemico di turno quasi allo sbaraglio.
La maschera di questo autore, che usa uno pseudonimo di tipo scozzese sebbene parli di inglesi, non ha le minime caratteristiche per avvicinare i personaggi cult di Child, di Preston - Child, di Connelly, di Nesbo, di Mankell, di Lonsdale, etc...
Nick Stone di Andy McNab dovrebbe andare a scuola, per i romanzi di cui è il personaggio principale, da un Jack Reacher di Lee Child.
Speriamo che non siano tutti così i romanzi di questo autore con pseudonimo

sabato 9 luglio 2011

IL MIGLIOR THRILLER LETTO FINORA...


PSICOTHRILLER



Di tutti i libri thriller, gialli e noir che ho letto ce n'è uno che mi è rimasto inchiodato nella mente. E ancora adesso mi capita, talvolta, di pensare alla bravura dell'autore nello scrivere un romanzo complesso ma fantasticamente brillante. Un testo che non lascia spazio alle pause, a frasi di rito messe apposta per spezzare il ritmo di uno scritto capace di tenere continuamente il lettore con il fiato sospeso.
Mi riferisco ad uno scrittore di origini tedesche. Ed il romanzo di cui parlo viene ambientato ad Amburgo, in un Natale particolarmente freddo e "raccapricciante", se non fosse per la passione per questo genere di libri.
Una storia che colpisce come un montante allo stomaco ed un diretto al volto, che ti stordisce ma non riesce a farti mollare la presa da quelle pagine. Le pause servono veramente a poco, anzi, sembrano quasi disturbare il dipanarsi frenetico della trama.
Un testo dove il confine tra follia e sanità mentale diviene assolutamente indistinguibile, dove si fa fatica a riconoscere la differenza tra psichiatra e psicopatico e dove pare che i ruoli possano invertirsi senza scalpore.
La malattia mentale fa da sempre paura ed affrontare un argomento del genere con la perizia con la quale ci viene descritta da Fitzek sembra cosa da poco. Ma i contenuti scalfiscono le corazze in superficie fino a far riflettere profondamente il lettore di quando possa essere complessa e, alle volte, incomprensibile, la mente umana.
Di certo leggerò gli altri romanzi di quest'autore!

venerdì 8 luglio 2011

ROMANZI D'AVVENTURA AD ALTA TENSIONE

VORTICE

CLIVE CUSSLER


Un romanzo avvincente. Avventura allo stato puro dove un pizzico di tensione non manca mai, rendendo il testo avvincente, ricco di fantasia, coinvolgente e scorrevolissimo.
Cussler elabora una storia entusiasmante e riesce a dirigerla su carta con grande maestria, con una trama che si svela pian piano senza mai divenire noiosa o scontata.
E' il primo romanzo di questo autore che ho letto, e la mia personalissima opinione è stata più che positiva, tanto che continuerò a leggerlo, magari provando anche qualche romanzo in cui scrive con il figlio Dirk Cussler.
C'è, inoltre, un'ampia possibilità di scelta, visti i numerosi romanzi scritti. Il che non guasta mai, anche se non tutti potranno essere della stessa caratura.

IL THRILLER PERDE VERVE

APPUNTI DI UN VENDITORE DI DONNE



1978: a Roma le Brigate Rosse hanno rapito Aldo Moro, in Sicilia boss mafiosi come Gaetano Badalamenti soffocano ogni tentativo di resistenza civile, all'ombra della Madonnina le bande di Vallanzasca e Turatello fanno salire la tensione in una città già segnata dagli scontri sociali. Ma anche in questo clima la dolcevita del capoluogo lombardo, che si prepara a diventare la "Milano da bere" degli anni Ottanta, non conosce soste. Si moltiplicano i locali in cui la società opulenta, che nella bella stagione si trasferisce a Santa Margherita e Paraggi, trova il modo di sperperare la propria ricchezza. È proprio tra ristoranti di lusso, discoteche, bische clandestine che fa i suoi affari un uomo enigmatico, reso cinico da una menomazione inflittagli per uno "sgarbo". Si fa chiamare Bravo. Il suo settore sono le donne. Lui le vende. La sua vita è una notte bianca che trascorre in compagnia di disperati, come l'amico Daytona. L'unico essere umano con cui pare avere un rapporto normale è un vicino di casa, Lucio, chitarrista cieco con cui condivide la passione per i crittogrammi. Fino alla comparsa di Carla che risveglierà in Bravo sensazioni che l'handicap aveva messo a tacere. Ma per lui non è l'inizio di una nuova vita bensì di un incubo che lo trasformerà in un uomo braccato dalla polizia, dalla malavita e da un'organizzazione terroristica. Un noir fosco su uno dei momenti più drammatici del dopoguerra italiano, in una Milano che oscilla tra fermenti culturali e bassezze morali.

giovedì 7 luglio 2011

UN'ACCOPPIATA VINCENTE

DOUGLAS PRESTON
LINCOLN CHILD

IL LIBRO DEI MORTI


Un libro di gran valore. Un romanzo thriller avvincente, carico di tensione emotiva e particolarmente accattivante.
Il romanzo che si dipana tra il contemporaneo e la storia dell'antico Egitto, con tutti i suoi misteri e la sua magia. Un pizzico di esoterismo, personaggi descritti mirabilmente ed un Aloysius Pendergast imbattibile, donano a questo romanzo una bellezza ed un fascino di rara intensità.
In questo testo entra in gioco l'intera storia della famiglia Pendergast, anche se l'agente speciale Aloysius fa sempre la parte del leone.
Dopo aver letto "L'isola della follia", ed ora "Il libro dei morti", mi convinco sempre più della qualità letteraria di questi due scrittori.
Semplicemente fantastici.

lunedì 4 luglio 2011

IL VARIEGATO MONDO EDITORIALE

UN LIBRO NEL CASSETTO... 

           
                Certo che la vita per uno scrittore esordiente non è affatto facile!
                Mille battaglie per un’unica guerra: quella della notorietà e dell’affermazione
                Per quello che riguarda gli autori in “cerca di affermazione” ce ne sono di due diverse categorie: quelli disposti a “tutto” pur di vedere pubblicata la propria opera e che cercano in tutti i modi, non solo con la passione, di trasformare la scrittura in una professione. Io gli chiamo gli “arditi” della scrittura. E non certo da biasimare, anche se spesso si fanno del male da soli e vengono presi di mira da persone non proprio trasparenti.
                L’altra categoria è rappresentata da coloro che vorrebbero vedere il proprio nome su un testo, esposto in libreria, ma che sono spinti dalla passione senza necessariamente voler cambiare lavoro, divenire uno scrittore a tempo pieno. Sono quelle persone che amano scrivere, come i precedenti, ma che hanno una propria professione ben distinta e che non hanno intenzione di mollarla, a prescindere dal successo di quanto hanno scritto.
                Le categorie degli editori sono un po’ più complesse e variegate. Spesso difficili da inquadrare. Alle volte particolarmente camaleontici.
                Le vere e proprie case editrici non sono solo i grandi marchi dell’editoria. Certo, questi rappresentano la quasi totalità del mercato italiano e fanno il bello ed il cattivo tempo su ciò che deve essere innalzato sugli altari della notorietà. E qualche volta prendono delle enormi cantonate, nonostante l’esperienza dei propri  redattori.
                I grandi marchi editoriali non valutano inediti, soprattutto se sono di autori esordienti. E’ palese che un inedito di uno scrittore di successo, non solo viene pubblicato, ma viene conteso con offerte più che lusinghiere. E se si guarda sugli spazi web di certi grandi marchi è riportato, in maniera intelligibile, che non verranno presi in considerazione manoscritti inediti…
                Poi ci sono tutte quelle società o aziende che si definiscono case editrici ma che tali non sono. In realtà somigliano di più a delle tipografie, dove per la pubblicazione di un testo chiedono il famoso contributo all’autore, motivandolo che con la quota richiesta devono coprire le spese di pubblicazione, di editing e di marketing oltre ad altri costi aziendali. E tale contributo non è certo esiguo.
                Io stesso ho presentato il mio manoscritto ad alcune “case editrici”, tra le quali posso menzionare Albatros il Filo, avendo ancora la proposta di pubblicazione archiviata, che a fronte della pubblicazione e di molti servizi che mi avrebbero fornito, chiedevano un contributo di oltre 4.300,00 euro.
                D’altra parte l’autore deve essere il primo a credere nella propria opera ed investire in questa !!!
                Che cosa sono 2, 3, 4 o 5 mila euro a fronte del successo letterario?
                Io sono partito con il presupposto di non sborsare un centesimo per la pubblicazione del mio romanzo…e sono riuscito nel mio intento.
                Per ultime, ma assolutamente da tenere in particolare considerazione, sono le piccole/medie case editrici che pubblicano pochi libri l’anno, solo quelli verso i quali nutrono un sincero interesse, senza chiedere un centesimo all’autore, fornendo tutti i servizi dei quali un autore ed il suo testo possono necessitare. Questi marchi partono dall’assioma che “l’autore deve limitarsi a scrivere, la casa editrice a fare tutto il resto per il successo del manoscritto”
Io ho pubblicato con la Booksprint Edizioni di Salerno. Non ho sborsato un centesimo. Ho ricevuto un’assistenza eccezionale, sebbene sin dall’inizio mi sia stato chiarito che non erano previste operazioni di pubblicizzazione e marketing editoriale…almeno per il momento. Adesso inizia la piattaforma per gli ebook. Ed i progetti per il futuro sono interessanti.

L'ISOLA DELLA FOLLIA

DOUGLAS PRESTON
LINCOLN CHILD

Il tempo della verità è arrivato, per l'agente Aloysius Pendergast. Sono passati dodici lunghi anni da quel tragico incidente in Africa, quando lui e Helen, giovani sposi, stavano dando la caccia al Dabu Gor, un gigantesco leone dalla criniera rosso sangue mangiatore di uomini. Di fronte all'animale, però, Helen aveva mancato il colpo, e in un attimo da predatrice si era trasformata in preda. Impotente e disperato, Aloysius l'aveva vista morire davanti ai suoi occhi. Ma quando, a distanza di anni, nella dimora di famiglia in Louisiana, Pendergast imbraccia il lucile con cui Helen aveva sparato quel maledetto giorno, viene alla luce un dettaglio inquietante: l'unico proiettile rimasto è caricato a salve. Sua moglie non aveva sbagliato il colpo: non aveva mai sparato davvero. È chiaro che Helen è stata assassinata. Inizia così per il geniale agente dell'FBI, in coppia con il tenente del NYPD Vincent D'Agosta, l'indagine più difficile che abbia mai affrontato. Perché questa volta la posta in gioco è una sola: la vera identità di sua "moglie. A guidare Pedergast in un vorticoso e inquietante viaggio nel suo passato, la misteriosa ossessione che Helen gli ha sempre tenuto nascosto: un virus sconosciuto e mortale che precipita le sue vittime nel cuore oscuro della follia.

L'accoppiata Preston - Child tirano fuori dal "cilindro" un romanzo thriller che dire strepitoso non gli rende giustizia. Una storia appassionante, carica di tensione emotiva e psicologica. La trama si segue con facilità, con i personaggi ben delineati. Spicca l'agente speciale Aloysius Pendergast, personaggio cult dell'accoppiata Preston - Child.
Da leggere senza ombra di dubbio.



sabato 2 luglio 2011

LARS KEPLER

L'IPNOTISTA
LARS KEPLER


«Sentirai solo la mia voce e il conto alla rovescia. Tutto è tranquillo e immobile e non c'è motivo di aver paura.»

Si chiama Erik Maria Bark ed era l'ipnotista più famoso di Svezia. Poi qualcosa è andato terribilmente storto e la sua vita è stata a un passo dal crollo. Ha promesso pubblicamente di non praticare mai più l'ipnosi e per dieci anni ha mantenuto quella promessa. Fino a oggi.
Oggi è l'8 dicembre, è una notte assediata dalla neve ed è lo squillo del telefono a svegliarlo di colpo. A chiamarlo è Joona Linna, un commissario della polizia criminale con l'accento finlandese. C'è un paziente che ha bisogno di lui. È un ragazzo di nome Josef Ek che ha appena assistito al massacro della sua famiglia: la mamma e la sorellina sono state accoltellate davanti ai suoi occhi, e lui stesso è stato ritrovato in un lago di sangue, vivo per miracolo. Josef è ricoverato in grave stato di shock, non comunica con il mondo esterno. Ma è il solo testimone dell'accaduto e bisogna interrogarlo ora. Perché l'assassino vuole terminare l'opera uccidendo la sorella maggiore di Josef, scomparsa misteriosamente. C'è solo un modo per ottenere qualche indizio: ipnotizzare Josef subito. Mentre attraversa in auto una Stoccolma che non è mai stata così buia e gelida, Erik sa già che infrangerà la sua promessa. Accetterà di ipnotizzare Josef. Perché, dentro di sé, sa di averne bisogno. Sa quanto gli è mancato il suo lavoro. Sa che l'ipnosi funziona. Quello che l'ipnotista non sa è che la verità rivelata dal ragazzo sotto ipnosi cambierà per sempre la sua vita. Quello che non sa è che suo figlio sta per essere rapito. Quello che non sa è che il conto alla rovescia, in realtà, è iniziato per lui.


L'ESECUTORE
LARS KEPLER


Si chiama Joona Linna ed è di origini finlandesi, ma da anni ormai Stoccolma è la sua casa. È stato in ogni vicolo, viale e piazza.
Ma Joona Linna non è mai stato in quell'appartamento elegante e lussuoso, da cui proviene una musica struggente e rarefatta. Un brano di violino suonato da un esecutore impareggiabile.
Joona Linna non è mai stato nel salottino dell'appartamento: è l'unica stanza totalmente spoglia, priva di arredamento, senza soprammobili, insolitamente vuota.
A parte il corpo.
L'uomo è come sospeso a pochi centimetri dal pavimento e sembra ondeggiare nell'aria seguendo il placido suono del violino, mescolato al ronzio indolente delle mosche.
Aveva ragione il collega che l'ha chiamato sulla scena del delitto: c'è qualcosa di inspiegabile. Il cadavere sembra fluttuare nel nulla.
Omicidio o suicidio?
Da ispettore della squadra omicidi di Stoccolma, Joona Linna sa che le apparenze sono soltanto il velo ingannatore dietro cui si nascondono i crimini. E i crimini nascono da una cosa sola: i desideri.
Quello che Joona Linna non sa è che anche i desideri più ambiziosi, anche i sogni più sfrenati possono realizzarsi.
Quello che Joona Linna non sa è che la paura può trasformare qualunque sogno in un orribile incubo.
Quello che l'ispettore Joona Linna non sa è che dai nostri incubi peggiori non ci può sottrarre nemmeno la morte.




LARS KEPLER: è ormai divenuta una bella scoperta il romanzo thriller proveniente dai paesi del Nord Europa.
L'autore di questi due testi in realtà sono due coniugi che vivono e scrivono a Stoccolma, Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril.
I due romanzi quì presentati portano un impulso nuovo alla letteratura thriller, dove i risvolti psicopatologici rivestono un ruolo di primaria importanza.
Ambientati in una terra fredda, dove il sole non si vede con grande frequenza, questi testi riesco a scaldare l'animo del lettore con delle storie geniali e con una trama perfettamente congeniata.
I nostri coniugi Ahndoril sono riusciti a scalare le classifiche di vendita, scalzando dai primi posti il ben noto Stieg Larson.
Solo L'ipnotista ha venduto oltre 200.000 copie in Italia
Attendiamo il prossimo grande romanzo di Lars Kepler. E chissà se ci sarà ancora l'spettore Joona Linna!